Breve cenno storico sulla sede Radio RAI di Firenze - Radio Firenze

Trasmettitore da 100 Kw (1946)

 

 

 

 

 

Edificio e antenna del trasmettitore (1946)

 

 

 

 

 

 

Foto d'epoca (1946) dell'impianto trasmittente di Terrarossa a Firenze

 

La stazione radiofonica di Firenze dell'allora EIAR (con sede inizialmente in Via Rondinelli e poi nel Palazzo delle Cento Finestre in Piazza Santa Maria Maggiore) entra in funzione il 21 aprile del 1932. Dal Politeama fiorentino va in onda il concerto sinfonico inaugurale diretto da Vittorio Gui.
Il 4 agosto 1944 le avanguardie alleate occupano le colline a sud di Firenze che sarà liberata. Victor De Sanctis e Amerigo Gomez, operatori EIAR di Torino fuggiti nel capoluogo toscano, registrano la drammatica radiocronaca della guerra in città utilizzando un registratore sonoro portatile costruito da De Sanctis con l'aiuto dei tecnici di Radio Firenze, che dal 17 giugno dello stesso anno aveva cessato le trasmissioni. La liberazione di Firenze è una delle più importanti realizzazioni in questo campo, tenuto conto dei mezzi a disposizione: l’apparecchio era trasportato con un triciclo.
Gli eventi bellici avevano duramente provato la radio fiorentina. Ma la radio del periodo ebbe una vasta attività. Notiziari, bollettini, messaggi speciali, rubriche giornalistiche e culturali tutti originati da un clima di "urgente improvvisazione". A Firenze le trasmissioni riprendono il 1 settembre ’44 con una programmazione giornaliera di 15 ore, dalle 8.00 alle 23.00. Coordinatore è Silvio Gigli che ha a disposizione due compagnie di prosa e le orchestre dirette da Petralia, Donadio, Brigada e Ferrari.
In tutto il dopo guerra la funzione della radio è quella di traduttrice di cultura, scrittori e intellettuali si susseguono ai microfoni di Radio Firenze.
"L'Approdo", rubrica nata da una idea di Adriano Seroni, si inserisce nella programmazione di Radio Firenze e diventa la rubrica culturale più famosa e longeva della RAI, rappresentando più di altre la volontà del rinnovamento morale della cultura italiana in un mezzo di comunicazione di massa.
A Radio Firenze è legato in nome di Carlo Emilio Gadda che comincio' proprio qui la sua carriera in RAI, scrivendo un testo radiofonico trasmesso da l'Approdo. E di Gadda è la pubblicazione delle famose "Norme per la redazione di un testo radiofonico", uscite nel 1953 e ripubblicate venti anni dopo.
La sede di Firenze ha dato molto spazio negli anni alla produzione di prosa e opere radiofoniche. Promotore del dibattito sull'arte radiofonica è Jacopo Treves che con "Il manifesto della Radio" contribuisce allo sviluppo di ricerche sulla radio come mezzo artistico. Si devono alla compagnia stabile dell’emittente toscana, nata per privilegiare le esigenze del Terzo programma, numerosi radiodrammi realizzati sotto la direzione di Umberto Benedetto.
Dopo l'alluvione del 1966 per volere di Ettore Bernabei fu inaugurata il 14 marzo 1968 una nuova sede in Piazza De Gasperi, progettata da Italo Gamberini. Nei grandi edifici destinati ad accogliere la nuova Radio Firenze, l'emittente ebbe a disposizione auditori e mezzi tecnici tali da farne una delle punte piu' avanzate della radiofonia nazionale. Le difficoltà amministrative, intervenute in particolare alla fine degli anni Settanta, hanno pero' limitato l'apporto produttivo della stazione fiorentina, il cui peso in rapporto alla programmazione nazionale si è via via ridimensionato.

Quelle voci indimenticabili dalla Rai di Firenze

Un nagra in spalla, un motorino schioppettante e via ... per la realizzazione di servizi rimasti memorabili, come l’intervista a Marilù Pascoli, l’unica concessa in tutta la sua vita. È Amerigo Gomez, con la sua inconfondibile voce profonda; lui e il microfono: un amore inscindibile a cui si accostava con grande perizia unita ad una grande umiltà.

«Qualunque servizio gli chieda – diceva Omero Cambi – primo caporedattore della Sede di Firenze dal 1944 al ’65 – parte e lo fa, senza battere ciglio». Fu lui, alla liberazione di Firenze – come ci ricorda, con forte emozione, la moglie Simonetta, a calare il microfono da una pensione di via Martelli, per far sentire le voci, i clamori di una strada piena di tedeschi in fuga. Fu ancora Amerigo, «Ghigo» per gli amici, morto a soli 48 anni, a descrivere la visita di Papa Giovanni ad Assisi. Per non ricordare che alcune delle sue radiocronache, piene di vibrante umanità. E Paolo Bellucci, approdato nella redazione Rai di S. Maria Maggiore, dopo un’esperienza alla radio londinese; e quell’aria da lord inglese non gli si era più staccata di dosso: i premi Viareggio; le prime teatrali di spessore nazionale, avevano la sua voce calda, piena di sfumature.  

E ancora, Gianfranco Pancani e le corse con la mitica «Topolino» verniciata di due colori, spesso col capo redattore, a rincorrere le mostre ricevuto da Renato Natali, nella Galleria di Via Ricasoli a Livorno e da Mino Meccari a Viareggio. Massimo Valentini, romano, annunciatore a Radio Firenze, che un giorno bussa alla porta di Cambi: «Voglio fare il giornalista, mi aiuta?». E Omero Cambi gli dà subito un incarico importantissimo che Massimo esegue egregiamente e di questa fiducia accordatagli conservò sempre una gratitudine profonda. Alla morte del caporedattore, lascia Firenze e ritorna a Roma e lì, sul lavoro, la sua scomparsa prematura. E naturalmente Marcello Giannini, approdato a S. M. Maggiore, fresco di studi. Chi non ricorda la sua voce, dai toni pieni del dramma che si stava compiendo, quando l’Arno decise di passare – tra l’altro! – da via Cerretani? Un altro microfono fuori dalla finestra... E Carlo Corsani, citato per ultimo, ma le sue interviste hanno alimentato per anni lo storico «Gazzettino Toscano» e il «Giornale radio» nazionale.  

Il caporedattore che al passaggio della guerra e subito dopo aveva fatto dei commenti politici con lo pseudonimo di «Tancredi» e poi con il suo nome, si inseriva in rete nazionale settimanalmente o nei momenti straordinari per la rubrica «Che c’è di nuovo a ...» di Radio sera. Basti ricordare «È rinato il Ponte a Santa Trinita», il Forte di Belvedere e quando l’ultimo tram è andato ... in pensione. Ma lì, non «in voce» ma presenti sempre, hanno fatto la radio Raffaello Santi e Tullio Auriti. E le stenografe Liliana, Cosetta, Anna Maria, fino a Anna e Marcella. E la domenica, festa con «I’ grillo», il supplemento domenicale de «Il gazzettino toscano». Come successo, fu paragonato, nel campo della radio, a quello che stava accadendo per «Lascia o raddoppia?» in tv. In S. Frediano, dove si faceva capannello, con la radio in bella vista e sedie intorno, campeggiava sui muri, a lettere cubitali «W Gano».  

Da Cesarina Cecconi alla Wanda Pasquini; da Nella Barbieri a Benini. E gli autori D’Onofrio, Nelli, Stiatti, passavano tutti dalle stanze del secondo piano del Palazzo dalle Cento finestre, nella redazione del «Giornale radio» e passava lui, «i’ duro», ovvero Corrado De Cristofaro, che girovagava con disinvoltura dalle pagine letterarie de «L’Approdo» alle gesta gigionesche de’ «I’ grillo». Radio Firenze trasmetteva quattordici ore al giorno. Tra i suoi primi annunciatori, Giulio Del Sere, Gianni Giannantonio e Adelina Liuci, detta Dedy. In tempi più recenti Giancarla Cavalletti e Michele Borelli. Silvio Gigli spopolava col suo «Botta e risposta», l’antesignano di tutti i quiz. Narciso Parigi cantava stornelli e canzoni che hanno fatto il giro del mondo. E la famosa Compagnia di prosa di Radio Firenze: diretta dapprima dal regista Franco Rossi e da Jacopo Treves che inventò il radiodramma, ecco Umberto Benedetto, dal quale arrivò fresco dei suoi diciotto anni, Franco Zeffirelli. Ma anche «Tanto per dire»! un Fosco Giachetti, Renzo Ricci, Arnolfo Foà. Eh sì, anche Emma Grammatica. E, in tempi più recenti, anche Anna Maria Sanetti e Grazia Radicchi. Dopo l'alluvione del 1966, per volere di Ettore Bernabei fu inaugurata il 14 marzo 1968 una nuova sede in Largo A. De Gasperi, progettata dall'architetto Italo Gamberini. 

Parti del presente articolo sono tratti dai libri : Un posto nell’etere: le radio locali in Italia; a cura di Giampiero Gamaleri; scritti di  R. Zaccaria et al. Roma: Edizioni Paoline, 1978. 293 p.; 21 cm. e da L'Enciclopedia della Radio - Le Garzantine; a cura di Peppino Ortoleva e Barbara Scaramucci - Garzanti Editore (2003)

Articolo pubblicato sul quotidiano "La Nazione" di Firenze il 23-4-1982

Per gentile concessione dell'amico Fabio Marranci