Mi è stato chiesto da più parti di approfondire la storia della televisione libera via etere in quanto sono pochi a sapere, se non proprio a ricordare, che la prima stazione televisiva di questo tipo nacque proprio a Firenze: lo faccio con piacere - in fin dei conti si tratta di un episodio della nostra "storia patria", anche se minore, del quale sono stato uno dei protagonisti - riprendendo ed ampliando un articolo scritto diversi anni fa col riportare in appendice una parte della grafica - a quell'epoca non esistevano né pc né titolatrici elettroniche di alcun tipo, bisognava mettere il disegno davanti all'obiettivo della telecamera ! - che venne elaborata da Ruggero Pasega, un creativo di eccezionale bravura purtroppo scomparso. 
Carlo Luigi Ciapetti
 

Fiorentina la televisione privata via etere...
di Carlo Luigi Ciapetti

Il denaro non è niente, per gli spiriti liberi; gettoni.
Non bisogna guardarlo con una mentalità troppo ristretta.
Io vi chiedo umilmente di dividere con me ciò che mi resta.

(Jean Anouilh, Commedie amare e in costume,Bompiani 1966, pag.246)

Sono davvero in pochi a sapere che la storia dell'informazione televisiva pluralistica nacque a Firenze nel 1973: fu infatti grazie all'opera appassionata e consapevole di alcuni fiorentini [1] che si avviò una serie di eventi il cui risultato - nel volgere di soli tre anni - fu di portare l'Italia a compiere un autentico balzo in avanti, rompendo le catene di un monopolio e di una censura risalenti ai tempi della dittatura fascista ed iniziando l'edificazione di quel sistema radiotelevisivo pluralistico nel quale adesso e da ormai molti anni viviamo. Ho voluto scriverne per lasciare una traccia di questo avvenimento, di rilevante importanza civile. [2]

Dunque... Per poter comprendere meglio da quali presupposti - storici, etici, culturali  e sociali - abbia tratto origine questa porzione della nostra storia patria è opportuno tornare al momento in cui questa si attuò. Nell'arco di 20 anni, si era concluso in Italia un processo assai complesso: dopo la fase della ricostruzione postbellica, un intervento pubblico a sostegno dei settori produttivi aveva generato un boom economico che, all'inizio degli anni '60, aveva piazzato il nostro fra i Paesi più industrializzati. Ciò era avvenuto senza alcuna pianificazione ed aveva generato uno squilibrio sociale molto accentuato: indotti anche da quell'enfatico - ma non del tutto sterile - movimento del "Sessantotto", ai movimenti di contestazione era seguito un nuovo atteggiamento della società italiana.

I primi anni '70 vedevano nel pubblico un rinnovato interesse individuale verso la partecipazione agli eventi politici, intesi come l'unica occasione possibile per promuovere un rinnovamento sociale e, con esso, un riequilibrio dei valori su gerarchie diverse da quelle dei decenni precedenti, attuatesi  in un contesto completamente diverso. All'azione di rinnovamento cui tendevano molti si opponeva tuttavia una classe politica che in gran parte era ormai diventata schiava dei propri errori e che non intendeva rinunciare a nessun costo al potere acquisito. Le era di sostegno un clero che, pur nelle difficoltà di una crisi delle vocazioni e dei fedeli da poco emersa, per poter sopravvivere contava soprattutto sull'ignoranza della gente.

I temi da trattare erano d'altronde di fortissima rilevanza: si andava dalla regolamentazione del divorzio e dell'aborto fino al contenimento dell'eversione estremista, alle nascenti strutture regionali, ai nuovi regimi di tassazione, alla riforma sanitaria nazionale, a cento altri ancora. Temi la cui importanza civile appare tuttora estrema, pur nel ricordo degli incredibili errori commessi e forse soprattutto per questo. Per affrontarli consapevolmente, agli italiani non era offerto altro mezzo d'informazione radio e televisiva che la piatta e servile disciplina della RAI/TV nei confronti di un mondo politico che l'aveva completamente lottizzata ed asservita, consentendo che si perpetuasse un monopolio nato nel lontano 1924; rinvio dopo rinvio, ciò aveva finito per perpetuarsi ed appariva difficile che alla scadenza del 1972 non venisse ancora una volta rinnovato.

I due programmi RAI allora disponibili erano tetri e particolarmente odiosi: un'informazione pedissequamente legata al regime politico dominante, scelte culturali troppo spesso ispirate ad un gretto conformismo, allettamenti spettacolari di minima levatura [3], totale assenza del colore che altri Paesi moderni avevano ormai da tempo adottato. Nella norma dei regimi di monopolio passati e futuri, la RAI/TV si poteva permettere di fare ciò che voleva, senza doverne rendere alcun conto ad alcuno, nemmeno ad un pubblico costretto dalla Legge a pagare un canone di abbonamento !

Anche se c'erano stati dei flebili - e peraltro subito rintuzzati - tentativi di opposizione al monopolio, cominciavano ad evidenziarsi segni d'insofferenza sia nella pubblica opinione che in sede parlamentare, anche se limitatamente a chi era finito col restare al di fuori della stanza dei bottoni. In quanto alla contestazione diretta la situazione era abbastanza scoraggiante: la rigorosa cura con cui veniva fatto rispettare il monopolio, mediante la ferrea attuazione della Legge sulle trasmissioni radio e televisive, aveva finito con lo scoraggiare ogni iniziativa. [4]

Gli unici tentativi che avevano avuto un qualche successo riguardavano i ponti ripetitori per la ritrasmissione dei programmi televisivi di alcune emittenti straniere nelle zone di confine, come la francese Antenne 2, nello standard SECAM dalla Corsica, e l'jugoslava TV Koper, nello standard PAL da Capodistria, che già utilizzavano il colore. Anche se l'informazione che queste potevano offrire non concerneva certo adeguatamente le problematiche italiane, era sempre meglio che nulla: un occhio in più sul mondo, a colori per di più.

Nella ritrasmissione delle emittenti estere si era impegnato a Firenze Mauro Montagni, un imprenditore che nel 1970 aveva permesso a pochi fiorentini - ma anche alle autorità che affollavano la sua casa [5] - di vedere nella nuova dimensione del colore le partite dei Campionati Mondiali di calcio di Città del Messico, trasmesse dalla Corsica da Antenne 2. L'esperimento fu ripetuto con le Olimpiadi di Monaco del 1972. Giova a questo proposito ricordare come la più solerte fra le sedi della polizia postale, la famigerata Escoposte, si fosse rivelata proprio quella del capoluogo toscano, diretta dal Dottor Meniconi [6]: siccome la reazione è sempre legata all'azione, a Firenze eravamo in molti a ritenere che i tempi fossero ormai maturi per un'azione diretta, volta all'abolizione del monopolio RAI/TV - già scaduto nel 1972 - sul quale il Parlamento esitava a porre una adeguata e dignitosa pietra tombale. Era, insomma, necessario impegnarsi civilmente per giungere ad un nuovo assetto legislativo che permettesse l'attuazione della pluralità e della libertà d'informazione prevista dall'articolo 21 della Costituzione.

Nella pur modesta rilevanza della diffusione "via cavo", che consentiva di raggiungere un numero assai limitato di abbonati collegati fisicamente, era nata nel 1971, in Piemonte, "Telebiella". Voluta da "Peppo" Sacchi, un giornalista amico di Dario Fo e Franca Rame che la gestiva insieme alla moglie Ivana, questa era stata ampiamente perseguitata. Ma seguitava a trasmettere. Quando, all'inizio del 1973, seppi di Telebiella, volli immediatamente andare a vedere come questa si fosse realizzata: fu una settimana entusiasmante ! Tutta la cittadina piemontese era schierata intorno a Peppo, a Ivana ed ai loro collaboratori. In uno stanzone pieno di fili, di macchine complicate, di luci e di quinte, fra giornalisti esperti e ragazzini appassionati promossi a cronisti, nascevano giorno per giorno programmi di una vivacità e di una ricchezza informativa assolutamente sconosciute all'universo dei telespettatori italiani.

Mi sembrò tuttavia evidente che se pur Telebiella aveva fattivamente evidenziato la necessità di un'informazione alternativa a quella del monopolio statale - e per farlo aveva realizzato il primo studio di produzione televisiva privata - sarebbe stato solo con la contestazione del divieto di emissioni via etere - circolari, cioè ricevibili da chiunque e non solo da una ristretta cerchia di abbonati collegati via cavo - che si sarebbe potuta concretizzare una vera opposizione al monopolio RAI/TV. Il pretesto ufficiale della trasmissione "via cavo" avrebbe potuto essere una ottima copertura per mettere su una struttura produttiva ed organizzativa che si preparasse invece alla trasmissione "via etere".

Tornato a Firenze ne parlai subito con Pierluigi Cagli, che si occupava di pubbliche relazioni, e con Valerio Anglani, radioamatore come me e bravissimo tecnico che già effettuava riprese televisive a circuito chiuso [7] per manifestazioni sportive e che aveva non solo parte del materiale necessario ma anche la necessaria preparazione tecnica e di know-how: finimmo per concludere che l'idea era concretizzabile ! Insieme, andammo tutti da Gianfranco Melli - un buying agent dinamico e particolarmente introdotto nel mondo politico fiorentino, cugino di Cagli - che non ci mise molto ad entusiasmarsi a sua volta. Per prima cosa si assicurò la collaborazione di Ruggero Pasega, un grande creativo che era socio di quello Studio Kappa dal quale uscivano allora alcuni fra gli spot più belli che si siano mai visti sugli schermi italiani, dalle figure di plastilina animate per il Fernet Branca alla famosa "linea" della Lagostina. Poi convinse anche Giordano Goggioli, giornalista sportivo de "La Nazione". [8]


La mia agenda: tutto cominciò il 23 Gennaio 1973 !


Carlo Luigi Ciapetti, Gianfranco Melli e Valerio Anglani

Dopo qualche riunione, prendemmo due decisioni: prima di tutto avremmo costituito una società, dandole il nome di "Teletoscana", ed in secondo luogo avremmo fatto in modo, successivamente, di coinvolgervi anche alcuni esponenti politici cittadini che nel corso dei sondaggi nel frattempo fatti si erano rivelati sensibili al tema della libertà d'informazione. Teletoscana fu quindi costituita nell'aprile 1973 come società a responsabilità limitata: Melli ne era il Presidente, Anglani il Vice Presidente ed io l'Amministratore Delegato. Poco dopo ne entrarono a far parte il giornalista della Regione Toscana Andrea Domenichini e l'avvocato Paolo Niccoli (entrambi PSI) nonché il futuro Presidente della Camera di Commercio di Firenze, Fiorenzo Michelozzi (DC). Sempre di area PSI collaboravano a latere anche Vanni Parenti, futuro Presidente dell'Azienda Gas, Andrea Von Berger, Presidente dell'Azienda Autonoma di Turismo, e Gianni Muccini, già allora personaggio di spicco nel mondo della pubblicità.

Anche nel resto del Paese si stavano tuttavia avviando iniziative analoghe. Fra queste ricordo in particolare "TeleAbruzzo", realizzata a Pescara da Veniero De Giorgi, e "TeleVeneto" realizzata a Treviso da Franco Batacchi, perché con loro Teletoscana fu chiamata a costituire - nel Giugno 1973, a Venezia - il Comitato Direttivo provvisorio della FIET Cavo (Federazione Italiana Editori Televisivi via Cavo). Intanto a Piombino era stata fondata "Costa Etrusca TV", voluta da Ivio Barlettani con l'appoggio di Enzo Tortora, che avrebbe trasmesso via cavo fin dal 1973, mentre a Roma aveva preso il via "Teleroma", per l'impegno dello psichiatra Guglielmo Arcieri. La caratteristica comune a queste iniziative era di esser dovute alla fantasia ed al coraggio di personaggi appassionati e disinteressati. [9]

Le trasmissioni sperimentali via etere di Teletoscana ebbero inizio nell'Ottobre 1973: dallo "studio", ricavato nel retrobottega dell'officina di elettrauto che il babbo dell'Anglani aveva in Via San Zanobi, i segnali venivano trasmessi ad un ripetitore autocostruito [10] installato sul Monte Secchieta; da qui venivano ritrasmessi verso Firenze e ricevuti nella "Mostra della Radio e della Televisione" che si teneva allora al Parterre, sugli apparecchi esposti da "Morandi Radio".[11]
La televisione privata "via etere" nacque dunque a Firenze. Occasione irripetibile di esperienze tecniche e umane, seguitammo a trasmettere in maniera più o meno continuativa per diversi mesi, creando, inventando, entusiasmandoci. Ma anche disperandoci. Innanzitutto era sempre pressante il problema dei fondi: nessuno di noi ne aveva a sufficienza per poter sostenere le rilevanti spese necessarie e lo scarno capitale sociale di Teletoscana era inadeguato a sorreggere uno sforzo del genere.

In secondo luogo pagammo anche lo scotto dei precursori: la massima parte dei televisori dell'epoca era in bianco e nero (e quindi il pubblico non poteva apprezzare il fatto che le nostre trasmissioni fossero a colori) ed aveva solo due pulsanti per i programmi ricevibili (primo e secondo RAI !... e la ricerca con la manopola della sintonia della nostra emittente non era un'operazione facile per tutti). Fatto ancor più grave, le antenne direttive del pubblico televisivo erano puntate nella gamma UHF - quella in cui trasmettevamo - verso RAI 2, che trasmetteva da Monte Serra con un angolo rispetto a Monte Secchieta di circa 180 gradi: ossia per il nostro minimo segnale !

Nell'agosto 1974 nacque poi a Firenze un'altra emittente ed iniziarono le trasmissioni di Firenze Libera: nata per iniziativa dell'avvocato Federico Federici  [12], aveva fra i suoi soci anche gli imprenditori Sandro Del Bene e Piero Cerchiai mentre la supportavano esternamente lo stesso Andrea Von Berger e l'assessore regionale Mario Leone, entrambi di area PSI. [13]

La differenza fra le due emittenti era notevole. Sotto il profilo tecnico il miglior piazzamento andava a Teletoscana, che per comprare le attrezzature più aggiornate si era dissanguata ma che così poteva trasmettere in diretta. Firenze Libera doveva invece pre-registrare i programmi su cassetta: la sera questi venivano irradiati dal Montagni sullo stesso canale che il pubblico aveva cominciato a conoscere per esser quello che ripeteva TV Koper, più popolare con il nome di Tele Capodistria.
Firenze Libera poteva contare su fondi rilevanti e, in considerazione delle attività dei suoi soci, su una mentalità imprenditoriale più concreta.

La competitività che ne scaturì fu interessante ma avrebbe potuto esser assai più produttiva un'unificazione - a cui si lavorò inutilmente per diversi mesi - che avrebbe compiuto una sintesi di notevole efficacia. Così, mentre Firenze Libera proseguiva sulla strada di una più accorta azione politica e una più economica gestione delle risorse, con trasmissioni sporadiche ma tutte accompagnate da una notevole enfasi pubblicitaria, Teletoscana seguitò ad indebitarsi pur di poter trasmettere con frequenza sempre più elevata.

Nel Novembre 1974, grazie all'opera di Fiorenzo Michelozzi, giunse l'aiuto di un fido della Cassa di Risparmio di Firenze e le trasmissioni divennero quotidiane, con un palinsesto che veniva pubblicato da "La Nazione", con l'allestimento di programmi e rubriche, con la realizzazione d'interviste e di servizi sportivi...
In quel retrobottega vennero realizzate innovazioni importanti per l'epoca, anche se oggi posson far sorridere: per poterci far riconoscere, sull'angolo inferiore sinistro dello schermo evidenziavamo la scritta "Teletoscana" [14]; realizzammo un telegiornale nel quale una persona a fianco dello speaker dava le informazioni anche nel linguaggio dei sordomuti; segnalavamo con un triangolo bianco l'inizio dei programmi RAI/TV più importanti [15]; la notte trasmettevamo film senza interruzioni, con grande entusiasmo da parte degli insonni. Le sigle di apertura e di chiusura, create da Pasega [16] con un sottofondo musicale ad hoc, erano bellissime e inusitate.

La nostra prima annunciatrice fu Lucia Fernandes - la sorella di Gianni, un amico avvocato - cui si avvicendò Simonetta Fossombroni, bellissima bisnipote dello statista toscano dell'800. Firenze Libera, invece, si avvaleva come "mezzo busto" di Achille Vuturo e come annunciatrice di Maria Luisa Sinatti.
Portavano spontaneamente e gratuitamente - fatto assai importante ! - il loro appassionato contributo sia giornalisti affermati come Giordano Goggioli, il nostro primo Direttore Responsabile, che giovani alle prime armi, con un bagaglio di entusiasmo eccezionale, come Monica Carovani, poi passata alla RAI. Intervistavamo personaggi come Vittorio Gassman - che fu involontario protagonista di una "gag" alla Fratelli De Rege - e personaggi pubblici.
Firenze Libera, oltre ai personaggi pubblici, si avvaleva anche dell'amicizia con Tortora e Pannella.

Carlo Luigi Ciapetti in una caricatura di Ruggero Pasega, ritratto a destra con Simonetta Fossombroni

Ma per quanto entusiasmo ci mettessimo, per quanto i risultati fossero incoraggianti, per le neonate televisioni "libere" l'aria era diventata irrespirabile.
Quando fu preannunciato dagli amici politici romani che stava per essere varato un nuovo e più accanito dispositivo di legge, Teletoscana e Firenze Libera fecero una trasmissione "a reti unite" nella quale denunciarono ciò che stava accadendo.
Ma non servì a nulla: appena un giorno dopo esser stato emanato, il 1° dicembre, fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 603 del 30 novembre 1974 che - voluto da uno dei peggiori arnesi del regime, il ministro Togni - prevedeva confische e arresti. Dovemmo interrompere le trasmissioni: altrimenti avremmo messo nei guai il povero Angiolino, pazientissimo babbo dell'Anglani.

Passarono dei mesi prima che gli amici romani potessero guadagnarci l'appoggio morale dell'onorevole Enrico Manca, responsabile della sezione culturale del PSI: ciò indusse Vanni Parenti ad ospitare tutto il caravanserraglio di Teletoscana nella dipendenza di Villa Olschki, sopra a Bagno a Ripoli,  in cui abitava. Gli rivoluzionammo la casa ma con il Maggio 1975 potemmo ricominciare a trasmettere con un impegno massiccio nella pubblicizzazione delle elezioni che si sarebbero tenute a Giugno. Ma furono proprio queste elezioni a segnare la nostra fine:. La marcata avanzata del PCI mise il PSI in condizioni di maggior forza nel far pesare il suo consenso sulla maggioranza pentapartitica e all'inizio di Luglio ci vedemmo scaricati: l'onorevole Manca - che, "absit iniuria verbis", dopo qualche tempo sarebbe diventato Presidente della RAI... - ci fece programmare un imperativo "fine delle trasmissioni".

Certi del futuro della televisione privata quanto dell'impossibilità di poterla fare senza risorse adeguate, indebitati per l'assoluta mancanza di introiti pubblicitari impossibili in una frammentarietà delle programmazioni come quella che era stato possibile realizzare, nell'impossibilità di ripianare conti irrimediabilmente in rosso, terminammo la nostra avventura di persone la cui motivazione era stata esclusivamente ideale, tecnica, sociale o politica.
Non troppo diversa fu la sorte di Firenze Libera, anche se dalle sue ceneri - e dalle apparecchiature di Teletoscana, essendo l'Anglani passato con loro dopo la fine di Teletoscana - nacquero poi Canale 48 e Tele Libera Firenze.

Portata negli anni seguenti al successo dai palazzinari come Berlusconi e Ballini e dagli editori come Monti e Rusconi, sfruttata dai farabutti come Mendella e svilita da venditori di tappeti e film pornografici, fu tuttavia così che nacque a Firenze la televisione privata via etere, una conquista importante, voluta con determinazione da persone cui erano stati unici stimoli la sensibilità sociale, l'interesse culturale, la libertà di pensiero ed un coraggio disinteressato.
Alcuni documenti dell'epoca danno un'idea della cura - e del coraggio ! - con cui ci si era accinti a quest'opera, dell'attenzione verso il sociale, della delusione finale: fra questi il programma iniziale, il comunicato iniziale, una riflessione di metà percorso, la richiesta al Ministero e il comunicato congiunto finale.


[1] Imprenditori ma anche giornalisti, impiegati, artigiani ed appassionati radioamatori...
[2] Questa storia non è riportata in alcun libro né in alcuna pubblicazione; era andata... dispersa.
[3] Il telegiornale era solo un panegirico ininterrotto dei politici più potenti, gli spettacoli erano talmente censurati da esser giunti ad imporre i "mutandoni" alle ballerine, i film che venivano trasmessi dovevano avere più di 20 o 30 anni, e così via. I giovani che non hanno vissuto quell'epoca potrebbero pensare a ciò come ad una fantasia !
[4] Se si ricorda come nel periodo 1968/72 il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni avesse messa in atto un'autentica persecuzione nei confronti dei cosiddetti "CB" - una specie di radioamatori altrove ampiamente autorizzata - è facile immaginare con quale severità venissero perseguiti i tentativi di metter su radio e televisioni alternative !
[5] Appena finiti i Mundial le autorità se ne andarono ed arrivò la polizia: denunciato alla Pretura di Pontassieve (il ripetitore era sul Monte Secchieta) e condannato, ricorse in Appello e fu assolto; a ricorrere a sua volta in Cassazione fu però il PM Casini (poi europarlamentare) e nel 1974 l'assoluzione fu annullata; da questa serie di vicende giudiziarie scaturì tuttavia una giurisprudenza interessante, non estranea alla risoluzione definitiva del problema, che risale al 1976.
[6] Persona peraltro assai piacevole, le direttive del Ministero PT erano tassative "Farli smettere, con tutti i mezzi !" e lui - che abitava in Via Susini, vicino al Cagli - in effetti non sempre lo faceva di buon grado.
[7] Questo e quello che diceva lui, per non aver problemi con l'Escoposte: in effetti già da tempo i suoi servizi erano in gran parte realizzati via etere e ciò gli aveva fatto acquisire un'esperienza preziosa !
[8] Personaggio coraggioso, Giordano Goggioli fu di grande aiuto nella nostra crescita verso un giornalismo televisivo di nuovo tipo.
[9] Infatti sparirono presto tutti dal panorama televisivo nazionale quando questo diventò appannaggio di imprenditori affamati e di affaristi alla ricerca di pubblici da abbindolare....
[10] Lo aveva costruito l'Anglani che, per di più, lo aveva messo sopra il tetto della casa in cui solitamente la sua famiglia passava le vacanze.
[11] Di "Morandi Radio" era proprietaria la moglie di Fiorenzo Michelozzi, sorella di quel radioamatore Giovanni Morandi, Eroe della Resistenza, fucilato dai tedeschi per aver creato e gestito Radio Cora.
[12] Perseguitato in maniera feroce ai tempi della P2, finì col morire esule in Svizzera; il fratello Augusto era spesso presente alle riunioni che facemmo per giungere ad una unificazione ma questa si rese impossibile per motivi un pò politici e un pò affaristici.
[13] La loro sede operativa era presso il Montagni ma le loro riunioni avvenivano presso lo Studio Federici in Piazza Indipendenza 21.
[14] L'accorgimento fu realizzato con una seconda telecamera che inquadrava la scritta in bianco su fondo nero e mixando le due immagini... a quell'epoca non c'erano ancora le titolatrici elettroniche !
[15] Una misura di cortesia che non fu, evidentemente, ricambiata...
[16] Questo reperto storico deve averlo ancora l'Anglani, realizzato in 16 mm sonoro, lo stesso passo nel quale prendevamo i film a noleggio dalla San Paolo Film per ritrasmetterli in diretta con un meccanismo complicatissimo ma che tuttavia funzionava alla perfezione.
 


APPENDICE - LA GRAFICA DI RUGGERO PASEGA

Alcune vignette titolatrici, d'attesa o di ricerca...
       
       
       
       
Una vignetta d'attesa Il programma per gli agricoltori Una scaletta... a mano !
       
       
Un suggerimento... in onda ! Annunci vari
       
   
Le caricature di Andrea Von Berger e di Emilio Pucci
   
       
Biglietto d'auguri per un compleanno...
 
       
Altri due annunci e un'immagine di pausa, tipo le pecore della RAI...
       
       
Le vignette per stimolare (inutilmente...) la reazione del pubblico contro la nuova legge che ci ordinava la chiusura...
       
       
       
       
Un palinsesto, due annunci di programmazione e un intervallo
       
       
Lo studio fatto per la creazione del marchio: quello prescelto fu il primo
       
       
       
Il monoscopio dell'ultima, disperata trasmissione a reti unite di Teletoscana con Firenze Libera